sabato 10 giugno 2017

PER CONOSCERE IL B. LUCIEN BOTOVASOA, FRANCESCANO SECOLARE DEL MAGADASCAR


LUCIEN BOTOVASOA
martire
Terziario francescano
Ordine Francescano Secolare


Ambohimanarivo (Madagascar) 1908
ucciso a Vohipeno (Madagascar) in odio alla Fede il 17 aprile 1947






Lucien Botovasoa nasce nel 1908 a Vohipeno, un comune rurale del sudest del Madagascar, nella Provincia di Fianarantsoa.
Nel 1918 inizia a studiare nella scuola statale per passare nel 1920 al Collegio San Giuseppe di Ambozontany retto dalla Compagnia di Gesù. Nel 1928, al termine degli studi, consegue il Diploma di Abilitazione all’Insegnamento e già nel mese di ottobre dello stesso anno diviene insegnante parrocchiale di Vohipeno, facendo suo il motto della Compagnia di Gesù: Ad maiorem Dei gloriam. Il 10 ottobre 1930 sposa Suzanne Soazana nella chiesa parrocchiale di Vohipeno e il 2 settembre dell’anno successivo nasce Vincent de Paul Hermann, il primo dei loro otto figli, di cui cinque soltanto sopravvivranno. Il Servo di Dio non è solo l’insegnate del villaggio ma è anche impegnato nella parrocchia. È educatore eccellente, conosce, oltre il malgascio, diverse lingue: francese, latino, inglese, tedesco, cinese. È musicista eccezionale e apprezzato cantore, divenendo responsabile del coro parrocchiale, generoso e disponibile verso i bisognosi. È anche atleta, e viene descritto sempre sorridente ed allegro.
Nel 1940 il Servo di Dio si imbatte nella Regola del Terz’Ordine Francescano che diviene il suo testo di studio e di meditazione, sino a determinarlo nell’intraprendere tale via nella sequela di Cristo, con la vestizione dell’abito del Terz’Ordine Francescano l’8 dicembre 1944. Inizia così a condurre una vita povera, nella spiritualità francescana, caratterizzata da pietà profonda e dal desiderio ardente di diffondere ovunque il Vangelo.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, negli anni 1946-1947, cresce in Madagascar il desiderio di indipendenza dalla Francia. Relativamente alla regione in cui vive il Servo di Dio nel 1946 era diventato Re (Mpanjaka) del Clan di Ambohimanarivo Tsimihoño, sostenitore dei gruppi indipendentisti. Anche a Vohipeno lo scontro tra le due opposte fazioni genera atti di violenza. Il 30 marzo 1947, Domenica delle Palme, le chiese vennero date alle fiamme e cominciò la caccia ai Cristiani.
Il Re Tsimihoño, considerando il rispetto che la gente di Vohipeno, cattolici e non, aveva per il “maestro cristiano” Lucien Botovasoa, progettò di catturarlo facendolo ritornare al villaggio minacciando, se non avesse obbedito al suo ordine, di massacrare la sua famiglia. Il Servo di Dio consapevole di ciò che stava per succedere, affidò al fratello la sua sposa e i suoi bambini e fece ritorno a Vohipieno. Verso le ore 21 del 17 aprile 1947 suo fratello, André e due cugini, sotto la minaccia di morte, furono incaricati di arrestarlo. Condotto nella casa del re Tsimihoño senza un processo formale fu condannato a morte. Giunto sul luogo dell’esecuzione si inginocchiò e fu decapitato mentre pregava per i suoi assassini. Il corpo fu gettato nel fiume.

Fonte: Curia Generale OFM Cappuccini


 


Causa: laico della diocesi di Farafangana, padre di famiglia, appartenente dell'Ordine Francescano Secolare, Lucien nasce nel piccolo villaggio di Ambohimanarivo (Madagascar) nel 1908 ed è battezzato nel 1922. Dopo esersi diplomato insegna nella scuola del villaggio ed è catechista nella parrocchia. Nel 1940 conosce il Terz'Ordine Francescano diventandone in seguito l'animatore. Nel clima del passaggio dal colonialismo all'indipendenza, il suo atteggiamento è inviso ai capi locali. Il 16 aprile 1947 fu ucciso in odio alla fede. Già negli anni 1960-1965 si pensa all'apertura della Causa, ma senza successo.
La Causa si aprirà solamente il 7 settembre 2011 per chiudersi il 17 aprile 2013. Gli Atti portati a Roma ricevono il decreto di validità giuridica il 21 marzo 2014. La Positio è stata presentata in Congregazione per i Consultori storici il 4 settembre 2015, ottenendo parere favorevole.
Postulatotore: Fra Carlo Calloni, ofmcap
Attore della Causa: Diocèse de Farafangana, B.P. 24, Farafangana 309, MADAGASCAR

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Il 2 maggio 2017 la Sessione Ordinaria di Cardinali e Vescovi della Congregazione della Cause de Santi ha riconosciuto il martirio di Lucien Botovasoa (1908-1947) laico, padre di famiglia, maestro di scuola che con serenità evangelica, dopo aver rassicurato la moglie e i figli e mentre pregava per i suoi persecutori portò a compimento la sua conformità a Cristo fino all’effusione del sangue.
Il 4 maggio 2017 il Santo Padre Francesco ha autorizzato la firma decreto che apre le porte per la beatificazione che potrebbe essere celebrata in Madagascar nel mese di novembre 2017
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  • Biografia
LUCIEN BOTOVASOA

di Didier Rance *)

Nato nel 1908, Lucien Botouasoa lavora nella missione dí Vohipeno nel Madagascar sudorientale. ll suo rifiuto, in nome delle sue convinzioni cristíane, di partecipare all'insurrezione del 1947 è la causa della sua morte.

Una vita semplice. Battezzato durante I' adolescenza, Lucien Botovasoa diventa educatore e insegna il catechismo nella scuola della missione di Vohipeno, nella diocesi di Farafangana.

Allegro, spiritoso, si dedica completamente al suo mestiere di educatore, alla sua famiglia e alla Chiesa. Lucien è prima di tutto un uomo di preghiera che partecipa a tutte le funzioni della Missione; uomo anche di preghiera personale - i suoi allievi gli danno il soprannome di "u be pikopiko" perché spesso intento a recitare il Rosario (il pikopiko è un seme rosso).

TERZIARIO FRANCESCANO - Scopre non si sa come il Terzo Ordine francescano, e fonda una sede a Vohipeno, raccogliendo intorno a sé un gruppo vivace nella preghiera e nella testimonianza. Una delle sue reclute, Margherite Kembaraka, lascerà nella regione un ricordo di santità. Anche senza il martirio a coronarla, la vita di Lucien Botovasoa lascia la stessa scia: "Da quando esiste la chiesa a Vohipeno, non si è visto nessun cristiano come lui... Tutti pensano che sia veramente santo" dirà uno di coloro che lo conobbero.

"Ciò che amo.."

Le qualità cristiane e umane di Lucien Botovasoa lo fanno notare da tutti. Quando il segretario generale del Padesm, un partito politico margascio che cerca di prendere piede in tutta la colonia, passa da Vohipeno, qualcuno gli parla dell'educatore amato da tutti. Il politico incontra Lucien Botovasoa e gli propone di diventare il presidente del Padesm. L'educatore rifiuta gentilmente ma con fermezza: "La politica mí è completamente estranea. Sapete tutti che cosa amo, sono Le questíoní religiose ed esse occupano tutto il mío tempo". Ciò non significa affatto, come si vedrà, che egli sia indifferente al destino del suo popolo né alla sua condizione di colonia. Ma si dedica ad altro, e per prima cosa alla preghiera e all'insegnamento.

Nella primavera del 1947 , il Pdrm, un partito politico in lotta per I'indipendenza del Madagascar, fomenta un'insurrezione generale su tutta l'isola, che prende di mira innanzitutto coloro che sembrano complici o al servizio del coloni francesi e in particolare i missionari cattolici. Il 31 marzo, il padre di Lucien Botovasoa riesce a convincerlo che è in pericolo e che deve nascondersi con la sua famiglia lontano da Vohipeno. Si rifugiano nel paese di Tànala. Ma Lucien è preoccupato per la missione. Riesce a ricevere qualche notizia - pessima - e cioè che padre Garric, cui la missione era stata affidata, e gli altri preti, hanno dovuto lasciare il posto, diverse suore sono state rapite, gli edifici sono vuoti, la chiesa è occupata dai ribelli.



Vohipeno - Chiesa parrocchiale di Botovasoa


Lucien Botovasoa prega a lungo e poi prende una decisione: non può lasciare la comunità cristiana di Vohipeno senza la possibilità di pregare insieme. Rientra al villaggio il 9 aprile e comincia a preparare una preghiera comunitaria per i cattolici e per i protestanti. Essendo la chiesa ancora occupata, la preghiera, animata da Lucien Botovasoa, ha luogo nel laboratorio di cucito delle suore. Se il capo del villaggio, il mjanjaka, si è alleato con i ribelli, molti si interrogano. Chi non vuole I'indipendenza della sua nazione? Ma chi vuole questa violenza, chi vuole che venga versato tanto sangue? Lucien viene rispettato da tutti e qualcuno gli chiede consiglio. Egli risponde: "Non aderite a nessun partito, perché al punto in cui è la situazione, adesso finirà comunque nel sangue". Con suo fratello parla ancora più chiaramente: "Qualcuno di noi verrà ucciso, ma non tutti, forse uno solo. Coraggio, appoggiatevi a Dio e abbiate fiducia in Lui, qualsiasi cosa succede".
Questi consigli, e ancor di più la preghiera animata in chiesa la domenica, fanno di Lucien Botovasoa un uomo indispensabile nel villaggio. Ai capi della ribellione dà molto fastidio. Alcuni amici glielo fanno sapere e gli consigliano di nascondersi nuovamente, perché la situazione potrebbe diventare pericolosa per lui. Ma Lucien non vuole abbandonare più coloro che si sono completamente affidati a lui, almeno finché non torneranno i missionari.

Sembra proprio che i responsabili dell'insurrezione siano più infastiditi che furiosi per la presenza di Lucien Botovasoa a Vohipeno. La sua influenza Io rende popolare. Decidono di dargli la possibilità di rinnegare i suoi ideali per aver salva la vita o fondamentalmente lo considerano uno dei loro nonostante la sua fede cristiana? La questione è ancora poco chiara e resterà senza dubbio tale per sempre.

"Un giorno avrai bisogno di me"

Il giovedì santo, i responsabili della ribellione decidono di risolvere in qualunque modo il caso Lucien Botovasoa. Un'assemblea del villaggio viene convocata per la sera stessa. La madre di un seminarista viene a saperlo e corre a informarne Lucien nel pomeriggio. Egli reagisce prendendo con sé il suo rosario e il Manuale del Terzo Ordine di san Francesco. Passa alcune ore in preghiera, fino alle nove di sera, quando vengono a cercarlo.

Viene accolto cordialmente nella casa comune del villaggio, dove si tiene l'assemblea. Il capo del villaggio lo fa sedere al suo fianco. Dopo alcuni convenevoli, si passa all'ordine del giorno. Lucien viene invitato a unirsi ai ribelli. Gli propongono persino di occupare un posto importante, quello di segretario-tesoriere e membro delle istituzioni a capo del Mdrm, lo zoccolo duro dell'insurrezione.

Lucien ripete loro ciò che aveva detto ai responsabili di un altro partito politico, come abbiamo già visto. Aggiunge che in coscienza non potrebbe in nessun modo unirsi a un movimento che brucia le chiese, come quella del villaggio vicino, Inato, che fa togliere i crocefissi dalle case dei cristiani nei villaggi in cui ha preso il potere e che strappa le medagliette dal collo dei credenti. Non può neppure accettare le violenze le condanne a morte e le esecuzioni sommarie. Ma che non venga frainteso, lui, Lucien, non è contrario alI'indipendenza della sua patria.

I capi della ribellione capiscono che non riusciranno a portare Lucien dalla loro parte.
Tengono un breve conciliabolo, sicuramente per confermare una decisione già presa e annunciano ad alta voce che I'Assemblea si trasforma in un tribunale per giudicare Lucien Botovasoa insieme a un catechista protestante, arrestato per motivi simili. La decisione provoca un brusio generale. Tutti sanno che il tribunale, significa condanna a morte ed esecuzione immediata. Se i ribelli ideologizzati dell'Mdrm vogliono sbarazzarsi di Lucien, gli anziani del villaggio lo apprezzano, persino coloro che hanno stretto alleanza con l'Mdrm, qualunque sia la ragione. Si alzano delle voci.
Approfittando della confusione, il catechista protestante si eclissa nella notte e non sarà più raggiunto. Lucien Botovasoa resta immobile. Prega. Il richiamo di coloro che possiedono la forza delle armi fa a poco a poco cessare gli schiamazzi, Lucien chiede: "Perché volete uccidermi? - Perché sei cristiano. - Allora, potete farlo, Io riconosco". Viene condannato a morte immediatamente.

Nessuno si ricorda più le accuse esatte. Un notabile, non cristiano, dirà più tardi di Lucien che "era come il pesce - segno di nobiltà nella cultura di questo popolo - e fu il suo valore che lo condusse alla morte".

La sentenza

La sentenza è di immediata esecuzione, e una trentina di giovani che si sono uniti all'insurrezione sono incaricati di applicarla. Lucien dice allora a colui che ha presieduto il "tribunale": "Un giorno avrai bisogno di me e io ti sarò accanto per assisterti te lo prometto".

Quando portano Lucien verso il luogo dell'esecuzione non è passata nemmeno un'ora dal suo arrivo alla casa comune. I boia conducono Lucien Botovasoa sul terrapieno dove vengono abbattuti i buoi, sulla riva del fiume Matitanana, un fiume costiero che passa da Vohipeno.

Lucien prega fino al luogo in cui verrà eseguita la condanna.

Arrivato là, chiede che gli sia concesso un momento per pregare da solo. La fiducia in lui è tale che i giovani glielo concedono e si allontanano. Egli si inginocchia e prega sottovoce per una decina di minuti.

Un giovane del gruppo, un protestante, lo sente e testimonia:
"Ero accanto a lui e ho sentito bene la sua preghiera: "Dio mio, perdona questi fratelli perché è difficile per loro compiere questo compito che mi riguarda. Che il mio sangue versato su questa terra salvi la mia patria".

Passano dieci minuti. Poi tornano i boia. Lo trovano con le braccia incrociate, le mani chiuse sulla croce di terziario francescano. Qui, i ricordi dei suoi boia divergono: gli legarono le mani od obbedirono a ciò che disse loro in quel momento: "Non avete bisogno di legarmi, non mi difenderò. Ma fate in fretta perché lo spirito è pronto, ma la carne è debole".

Secondo una testimonianza, è in quel momento che avrebbe detto anche la profezia riguardante i responsabili della sua morte. Comunque sia, l'esecutore, un ex militare dell'esercito francese, tira fuori il suo anty-be, una specie di grande coltello, e gli taglia la gola. Tutti i presenti, in un rito universale, immergono il loro antsy-be nel sangue della vittima. Gettano il corpo nella Matitanana come facevano per le altre esecuzioni. Qualche ora più tardi spuntava l'alba del Venerdì santo.

Quando padre Garric può tornare, il 20 maggio, a Vohipeno, dopo che la ribellione è stata arginata - con una repressione sanguinosa che avrebbe fatto circa 100.000 morti - viene a sapere del martirio di Lucien Botovasoa. Ma constata anche che la chiesa del villaggio non è stata né bruciata, né saccheggiata, contrariamente ad altre diciotto nei dintorni.

Lucien Botovasoa è un martire della fede cristiana?
Se avesse accettato di entrare nelI'Mdrm avrebbe sicuramente avuto salva la vita, ma avrebbe potuto farlo in coscienza, sapendo che i membri della ribellione stavano portando avanti una vera persecuzione?
Ed è proprio per la sua fede cristiana che è stato ucciso.

Diciassette anni dopo, la morte di Lucien Botovasoa ebbe un epilogo sorprendente.
Nel 1964, un anziano di Vohipeno fece chiamare il missionario. Quest'uomo, un non cristiano, era conosciuto per la sua durezza, anche se nessuno nominava gli avvenimeli del 1947, sepolti sotto una cappa di terrore nella coscienza collettiva. Il missionario andò nella sua capanna. Lo trovò a letto e in punto di morte.
Il vecchio gli disse: "Sono stato io a far uccidere Lucien Botovasoa, diciassette anni fa. Mi ha promesso che sarebbe stato accanto a me quando avessi avuto bisogno di lui. Sento che è presente. Puoi battezzarmi?".
Il missionario lo battezzò ed egli morì poco dopo. Come è potente la preghiera degli amici di Dio!



Centro polivalente
LUCIEN BOTOVASOA - OFS


Oggi Vohipeno è un grosso agglomerato di case difficilmente accessibile dalla strada.
La sua comunità cristiana, molto vivace, condivide le prove di un popolo che ne ha passate molte negli ultimi anni. Non lontano dal luogo in cui Lucien Botovasoa ha dato la sua vita, un villaggio non come gli altri accoglie giovani handicappati, bambini denutriti, malati, tubercolotici, poveri e tutti coloro che sono stati emarginati. il sangue e la preghiera dei martiri sono sorgente di vita e di fede cristiana.

*) Rance Didier, Pier 15 jours avec les martyrs chétiuns du XX° siecle, Nouvelle Cité, 2004 nella tradzione dal francese di Anna Ventura, Paoline Editoriale libri, Figlie di San Paolo, 2007


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LUCIEN BOTOVASOA E L'ORDINE FRANCESCANO SECOLARE

La scoperta del Terz’Ordine Francescano
Nel metodo educativo attuato dal maestro Lucien hanno grande parte gli esempi dei Santi: lui li legge agli allievi dopo le lezioni, ma anche per conto proprio ne cerca di nuovi. Tuttavia, per lungo tempo non riesce a trovare storie di Santi che avessero vissuto in modo esemplare il matrimonio.
Un giorno, però, trova un manuale del Terz’Ordine francescano (oggi Ordine Francescano Secolare), arrivato chissà come nel suo villaggio. Per lui è una folgorazione: la Regola lì descritta è una via per la santificazione adatta anche alle persone sposate. Sorge un problema, però: per diventare terziario deve avere una Fraternità di riferimento, ossia un insieme di fedeli guidati da un responsabile. Inizia quindi a chiedere ad alcuni suoi conoscenti, che frequentano la sua stessa parrocchia. Dopo la prima aderente, Marguerite Kembarakaly (che era stata la sua catechista in preparazione al Battesimo), ne seguono molti altri. L’8 dicembre 1944 Lucien compie la sua vestizione.

Sobrietà e umiltà
L’adesione al Terz’Ordine cambia in modo profondo la sua vita. Inizia a vestirsi in maniera sobria e assume una sorta di divisa, composta da camicia e pantaloni color kaki: dice che quel colore gli sembra adatto ai terziari. Sotto gli abiti, intorno alla vita, porta il cordone, segno del suo impegno a seguire la spiritualità di san Francesco d’Assisi.
Si alza prestissimo per pregare: alle quattro del mattino è già in chiesa. Non perde occasione per recitare il Rosario, anche mentre è per strada: per questo i suoi allievi lo soprannominano «seme di pikopiko», riferendosi a una pianta i cui semi somigliano ai grani di una corona. Nel suo manuale del Terz’Ordine tiene sempre una copia, scritta di sua mano, delle «Litanie dell’umiltà» rese famose dal cardinal Rafael Merry del Val.

Di Emilia Flocchini in Santi e beati.  - Si consiglia la lettura per integrale del contributo.

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